Smartworking (lavoro agile), telelavoro (lavoro da remoto) e lavoro distribuito (o ibrido) sono termini utilizzatissimi ma spesso confusi tra di loro.
Proviamo a fare un po’ di chiarezza:
- Il telelavoro è sinonimo di lavoro da remoto/remote working.
- Lo smart working è sinonimo lavoro agile.
- Distributed working: è la nuova tendenza ibrida post pandemica.
Tra le tre categorie vi sono delle differenze. Vediamole:
Telelavoro (o lavoro da remoto/remote Working)
Nel telelavoro il lavoratore ha una postazione fissa che però si trova in un luogo diverso da quello dell’azienda. Si tratta del semplice trasferimento della postazione lavorativa del dipendente al di fuori del luogo di lavoro.
Si deve sempre rispettare un orario lavorativo e si deve comunicare una sede da dove si sta svolgendo l’attività professionale.
Con il telelavoro si è sempre vincolati da orari e luogo di lavoro che rispecchiano quelli stabiliti per il personale che svolge le stesse mansioni all’interno dell’azienda.
Ciò che cambia è che si può lavorare da casa (e solo da casa) attraverso gli strumenti digitali ed informatici.
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Smartworking (lavoro agile)
Anzitutto, cosa significano i termini SMART e AGILE? e che accezione hanno nel mondo IT?
SMART, è un termine ormai onnipresente.
Nelle accezioni più comuni il dizionario inglese ci illustra il significato di questo aggettivo che, nel mondo anglosassone, varia a seconda dei contesti:
- Nuovo e lindo: in riferimento ad esempio ad una giacca appena acquistata per un’occasione, sarà una “smart new jacket”, un ristorante elegante ed esclusivo sarà uno “smart restaurant”, una persona particolarmente brillante ed intelligente nel risolvere rapidamente una situazione complicata sarà senz’altro “smart”.
- Nuovo, esclusivo, intelligente. Accezioni del termine smart prese a prestito e adottate ormai comunemente.
- Un oggetto, un’esperienza, un’azione, una persona preceduta dal prefisso SMART indica ormai, nell’immaginario comune, un beneficio, una caratteristica nuova e irrinunciabile.
Non si tratta solo di un prestito linguistico, il termine SMART vive oramai di vita propria. Ecco quindi una serie di declinazioni di termini adottati anche in terra nostrana: smart solving, smart city, smart card, smart contract, smart tv, smart watch e così via…
Ma è l’assonanza con la parola smartphone ad indicarne la differenza: è forse proprio la mobilità l’accezione presa a prestito da smartphone per la definizione della forma lavorativa smart: la possibilità di svolgere i propri compiti, virtualmente, in qualsiasi luogo.
Ma cosa è quindi lo smart working?
Per smart working si intende una modalità lavorativa di rapporto di lavoro subordinato in cui c’è un’assenza di vincoli a livello di orario e di spazio. Il termine inglese “smart” si riferisce quindi all’intelligenza nel perseguire obiettivo lavorativo: miglioramento della produttività del lavoratore grazie alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro. È il lavoro intelligente che si adatta alle esigenze senza sacrificare il risultato.
Lo smart working non è quindi l’evoluzione del telelavoro o remote working.
Associato al nuovo approccio lavorativo SMART è un acronimo che racchiude tutta la sua specificità; lavoro per obiettivi chiari, misurabili, raggiungibili, rilevanti, legati ad una scadenza:
S: specific
M: measurable: misurabile
A: achievable: raggiungibile
R: relevant: significativo
T: time bound: con obiettivi e scadenze.
Lo smart working permette di lavorare su obiettivi dati.
Analogamente, il lavoro agile, è una nuova filosofia manageriale fondata sulla flessibilità, autonomia, scelta deli spazi, orari e strumenti da utilizzare con una maggiore responsabilità sui risultati.
Il termine Agile nell’ingegneria del software, denota anche una precisa ed innovativa metodologia emersa nei primi anni 2000. È una tecnica di sviluppo software altamente efficiente, rapida e flessibile in risposta all’incertezza e imprevedibilità del mercato.
Agile non è solo un modo di sviluppare applicazioni, ma un modo di gestire a livello complessivo il percorso di trasformazione digitale di una azienda. Anche questa accezione, quella dell’innovazione, è presa a prestito quando il lavoro è definito Agile.
La condivisione di obiettivi, lo stabilire una visione e delle aspettative dettano una tabella di marcia, le priorità, le modalità e tempi di esecuzione, la suddivisione dei compiti e scadenze.
Il telelavoro/o lavoro da remoto è invece una semplice traslazione del modus lavorandi classico con una maggiore rigidità sul piano spaziale e temporale.
La nuova tendenza futura sarà quella dell’evoluzione delle due categorie sopra esposte in una terza: il lavoro distribuito.
Distributed working / Lavoro distribuito
Che cos’è e di cosa si tratta?
Chiamato anche modello di lavoro misto, un ambiente di lavoro distribuito include sia dipendenti in loco che fuori sede, nonché vari programmi di lavoro e interazioni tra i team. È un modello di workplace in cui è consolidato il collegamento tra i luoghi di lavoro fisici e digitali, un unico concetto di modalità ibrida variabile per l’intera forza lavoro.
Per molte aziende, (anche quelle tradizionali) il concetto di forza lavoro distribuita sta prendendo sempre più piede.
Naturalmente le modalità sono diverse per ogni azienda, varia dal tipo di attività e dal tipo di dipendenti perché è un prodotto del lavoro che fanno i loro dipendenti.
Un esempio concreto di distributed work (o lavoro ibrido)? Leggi qui.
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