Smart working: “Una battaglia persa per 40 anni, poi è arrivato un pipistrello cinese e ha fatto tutto lui”.
Questa la sintesi del nuovo fenomeno lavorativo di Domenico De Masi, sociologo e professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università “La Sapienza” di Roma pronunciate in un’intervista nel 2020 nel mezzo della tremenda pandemia globale.
Lavorare da casa è tutt’altro che una nuova invenzione, ma ci sono voluti una pandemia ed una crisi globale per passare da luoghi di lavoro in ufficio, sempre in presenza, al lavoro a distanza come impostazione predefinita per le persone che possano ragionevolmente (anche parzialmente) lavorare da un ufficio domestico.
Dunque, ora si tratta, nella prospettiva post-pandemica, di tirare le fila di quanto abbiamo appreso dall’esperienza; valorizzare i “pro” e prevenire i “contro” dello Smart Working per strutturare ed ottimizzare le attività future, nella consapevolezza che la modalità always on sarà, globalmente, il nuovo modus operandi.
Sir Winston Churchill una volta disse: “never let a good crisis go waste” (mai sprecare una buona crisi).
Vediamo quindi in sintesi i pro da valorizzaree i contro da prevenire:
Come noto, la flessibilità del lavoro a distanza ha portato molti benefici sia a molti cosiddetti care givers (sia uomini che donne che si prendono cura di bambini e anziani) sia in generale a tutti i lavoratori.
Al contempo, sono emerse diverse criticità da non sottovalutare.
Proviamo ad elencarli:
Cosa ci riserva il prossimo futuro?: Una soluzione di modello ibrido.
La tendenza è che si vada, a livello globale, verso l’adozione permanente di un modello ibrido di lavoro.
L’esatta divisione delle attività svolte da casa o ufficio varierà a seconda del tipo di organizzazione e della natura del lavoro (dove il giusto mix non sarà né al 100% a casa né al 100% in ufficio) ma con una probabile propensione al mantenimento anche del lavoro da remoto (pare infatti, che mediamente le persone che trascorrono parte del proprio tempo lavorando da remoto sembrano avere un più alto livello di coinvolgimento e soddisfazione per il loro lavoro).
Per ottenere il modello ibrido, occorrerà cogliere con il giusto mix delle istanze emerse tra i pro e contro, evolvendo in aziende con una “cultura connessa”.
Il modello ibrido di aziende con “cultura connessa e Business Continuity” avranno maggiori probabilità di prosperare, sfruttando le potenzialità complementari sia della collaborazione da casa sia di quella in ufficio, spostando il focus dal presenzialismo a tutti i costi alla fiducia reciproca (bilanciando ad esempio riunioni nei giorni di ufficio per combattere l’isolamento e facilitare la condivisione delle idee e pianificare, e nei giorni da remoto, più tempo dedciato alla messa a fuoco e al perseguimento degli obiettivi individuali in modo produttivo creativo).
Caratteristiche del modello ibrido:
Richiede meno spazio e ripensamento degli uffici
La necessità di grandi spazi per uffici fisici diventerà gradualmente un fatto del passato.
Le aziende completamente remote senza sede centrale continueranno a formarsi; altre organizzazioni decideranno invece solo di ridurre il proprio spazio ufficio per i team ibridi risparmiando comunque sui costi.
Richiede più coinvolgimento
In ufficio, è più probabile che si instaurino relazioni forti e risultino più evidenti i progressi e risultati personali. Un potenziale svantaggio del lavoro da remoto è che può risultare più difficile evidenziare i propri risultati professionali. Strumenti efficaci per una reale collaborazione e monitoraggio degli obiettivi anche a distanza saranno fondamentali per mantenere l’entusiasmo e per rappresentare e monitorare i risultati raggiunti.
Influisce sulla gestione delle prestazioni
Il lavoro a distanza ha modificato notevolmente la gestione delle prestazioni. Le organizzazioni si concentreranno sempre più sul lavoro svolto e la sua qualità anziché sulle ore lavorate. Saranno essenziali strumenti e App per aiutare a gestire e coordinare le prestazioni dei dipendenti a distanza. Per massimizzare l’efficienza dei dipendenti, i datori di lavoro avranno bisogno di visibilità su ciò che i lavoratori stanno facendo e sapere chi e su cosa sta lavorando e la Timeline di ciascun aspetto di lavoro. Ripensare il modo in cui vengono impostati gli obiettivi e identificare le metriche chiave delle prestazioni sarà fondamentale per la gestione degli Smart Workers.
Rende vitale la sicurezza informatica
Poiché le organizzazioni consentiranno a una parte significativa della forza lavoro di rimanere remota, la sicurezza informatica diventerà una preoccupazione ancora maggiore dal 2021. Il passaggio al lavoro a distanza ha spinto molte organizzazioni a fare nuovi investimenti significativi nei loro sistemi IT e in infrastrutture Cloud. Non sarà infatti sufficiente il semplice collegamento da casa, ma la messa in sicurezza di tutti i dati.
E su questo, di nuovo, Di Masi insiste sulle implicazioni dello smart working: “è una battaglia civile, una rivoluzione a costo zero, indolore e vantaggiosa per il lavoratore, l’azienda, la città e il Paese”.
Il futuro è già qui e occorre attrezzarsi se si pensa che i millennials saranno il 75% della forza lavoro mondiale entro il 2025 e che, sempre di più, adottare tecnologia adottata abilitante alla flessibilità (e l’abbandono di quella obsoleta) in qualunque ambito, sarà la discriminante per avere una forza lavoro motivata.
Il futuro della produttività lavorativa passa dal cloud computing.
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